domenica 22 aprile 2012

L’ONDA (2008), Dennis Gansel


Germania, 2008
Regia: Dennis Gansel
Cast: Jürgen Vogel, Frederick Lau, Max Riemelt, Jennifer Ulrich, Jacob Matschenz
Sceneggiatura: Dennis Gansel, Peter Thorwarht


Trama (im)modesta – Reiner Wegner (Vogel) è un insegnante alternativo che non sopporta gli accademismi e la barbosità degli studi cattedratici. Durante la settimana a tema, in cui ogni studente sceglie dei corsi monotematici da seguire per l’intera settimana, a Wegner viene assegnato il tema dell’autarchia e del totalitarismo. Vedendo come i ragazzi sottovalutano l’argomento della dittatura, credendolo ormai sorpassato e obsoleto, Wegner propone un esperimento: creare un movimento (appunto L’Onda del titolo), ideare un’uniforme e un logo (in questo caso l’uniforme è una camicia bianca per bene e il logo la versione stilizzata del dipinto del giapponese Hokusai, La grande onda di Kanagawa), organizzare un sito web e fare proseliti. In pochi giorni, L’Onda prende piede e Berlino si trova invasa di graffiti e adesivi raffiguranti il logo del movimento, ma il pericolo del fanatismo è dietro l’angolo e i protagonisti ne faranno esperienza a loro spese.


La mia (im)modesta opinione – I film come L’Onda sono importanti. Solo un film è capace di trasmettere non solo a livello mentale ma anche a livello visivo quella che è la fenomenologia del Male. In questo caso il Male si nasconde in Germania, nella gioventù tedesca presuntuosamente convinta che la passata esperienza nazista possa salvarli dal ricadere nella trappola autarchica. Ciò che urta di più in questo film è che la storia narrata è vera: gli eventi si svolsero alla fine degli anni ’60 in California, il movimento si chiamava La Terza Onda e anche lì ci furono ghettizzazioni, atti minori di bullismo e discriminazione.


È interessante vedere come regia e sceneggiatura non arrossiscano davanti al dire i nomi ad alta voce, elencare i colpevoli e nominare le vergogne. Perfino l’argomento del nazismo, vero tabù in Germania (il saluto nazista è proibito sia in Austria che in Germania, come anche la svastica), è affrontato a faccia aperta, senza tentennamenti o riserve. Questo esplicito riferimento al passato nazista della Germania (passato che i tedeschi fanno finta di non vedere, bollandolo come passato oscuro) rende L’Onda un film particolarmente caustico e velenoso per la società tedesca, ma lo salva dai limiti di un nazionalismo troppo chiuso grazie all’universalità del messaggio: o si sceglie la forza attraverso la disciplina, l’unione, l’azione e l’unità o si sceglie il caos indifferenziato, con il dettaglio che la disciplina, unione, azione e unità sono foriere di violenza e discriminazione e il caos garantisce una relativa pace.


Altro punto interessante è quello dell’identità. Wenger dimostra ai suoi alunni come il marciare in perfetto sincrono possa permettergli di lavorare e pensare come una creatura unica. La camicia bianca, divisa del movimento, annulla le differenze razziali, sociali e culturali. Il saluto comune ai membri del gruppo, i simboli e le ideologie provvedono a creare una copertura efficace e così L’Onda parte. Avere un’identità particolare comporta delle responsabilità: bisogna farsi carico dei propri limiti e difetti, bisogna accettare i propri problemi, bisogna sopportare la propria dose di dolori pubblici e privati. Ma L’Onda lava via tutto: con la camicia bianca addosso non si è più ricchi o poveri, non si è figli di genitori distanti, non si è più chiusi in relazioni frustranti perché il gruppo, l’identità collettiva annulla le magagne particolari.


Il dilemma del film è proprio questo: essere se stessi e accettare esclusione, dolore e solitudine o rinunciare a se stessi e trasformarsi in creature indottrinate e acritiche? La pace che il far parte del gruppo garantisce è una pace vera ma che si basa sullo schiacciare la pace altrui: meglio provare un senso di tregua dalla vita subito o aspettare in eterno che arrivi? Il film ci fa capire che entrambe le strade portano nello stesso luogo: da nessuna parte. E, possiamo dirlo, il pessimismo de L’Onda è una pillola amara, amarissima, ma necessaria.


Gli studenti de L’Onda sono un gruppo eterogeneo, perfettamente plausibile: si va dalla ragazza alternativa, al riccastro bullo, allo sportivo muscoloso e bietolone, al frustrato fanatico fino al buffone della classe. L’Onda travolge tutti, scatena violenza, ispira superbia, spinge al vandalismo. Basta una camicia bianca, degli ideali posticci in cui credere, un saluto in codice e una causa comune e la situazione è pronta a sfuggire di mano. Interessante è il vedere la facilità con cui tutte queste persone, così diverse e con problemi così diversi, siano pronte a rincorrere una bandiera qualsiasi pur di avere qualcosa per cui schierarsi. Nel film si critica l’egoismo che porta alla competizione fra singoli: ebbene quello de L’Onda non è altruismo, ma egoismo su larga scala che porta un gruppo ad agire come un’entità unica. Molte menti, un singolo egoismo.


Un film così corale e, dunque, così delicato (è cosa difficoltosa tenere in equilibrio tanti personaggi insieme) trova la sua forza sia nella sceneggiatura rapida e sagace, capace di colpire al punto giusto senza mai sprecarsi o sbavare, sia nella regia ferma e vagamente videoclippara di Dennis Gansel che racconta una storia giovane con uno stile giovane, fresco, pieno di energia e voglia di fare. Bravi sono anche gli attori. In testa il professor Wegner di  Jürgen Vogel, poi tutta la compagine degli studenti, sopra tutti quanti l’inquieto e inquietante Tim (singolarmente somigliante sia caratterialmente che fisicamente all’Alex, studente frustrato e pluriomicida, dell’Elephant di Gus Van Sant)


Se ti è piaciuto guarda anche... – La fenomenologia del male collettivo è oggetto di vari film, fra i più importanti ci sono L’Allievo (1998) di Bryan Singer, basato su una storia di King, legge il male e la follia come contagi mentali connaturati negli uomini; The Experiment (2001 e 2010), film e remake omonimo diretti rispettivamente da Oliver Hirschbiegel e Paul Scheuring, e Stoic (2009) di Uwe Boll, ispirati a fatti realmente accaduti, analizzano lo sviluppo del male come allontanamento dalla civiltà; Elephant (2003) di Gus Van Sant, Bully (2001) e Ken Park (2002) di Larry Clark, analizzano il male come frutto di un ambiente esterno alienante, amorale e indifferente. Altri film simili a L'Onda per il tema della scuola alternativa sono i francesi La Classe (2008) di Laurent Cantet, vincitore della Palma d'Oro a Cannes, e il commovente Les Choristes (2004) di Christophe Barratier.


 Scena cult – La marcia sul posto in classe, vero pezzo da antologia, e la sequenza adrenalinica del vandalismo notturno a Berlino. Capolavori.

Canzone cult – La colonna sonora di questo film è un concentrato di rock e musica tra il tamarro e il discotecaro. Si va dal gruppo indie rock The Killians (presenti con Fight The Start e Short Life of Margott) ai cantanti rock tedeschi (che cantano in inglese come la Spending My Time degli Orange but Green), ci sono i pezzi elettronici (come la stupenda Bored di Ronda Ray con Markie J.) e rock più commerciale (la Execution Song dei Johnossi). Ma le tre canzoni che mi sono piaciute di più sono la scatenata Rock& Roll Queen dei The Subways, la torbida ed elettronica Everything is UnderControl dei Coldcut e la tamarra e coattissima Home Zone dei Digitalism. 

2 commenti:

  1. questo l'avevo visto un po' di tempo fa. davvero notevole e ricco di spunti di riflessione, dovrebbe essere proiettato in tutte le scuole!

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  2. Ci sarebbe molto da imparare. Purtroppo gli studenti non sono disposti a imparare. I fantastici risultati delle ultime riforme scolastiche!

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