sabato 9 giugno 2012

GET THE GRINGO (2012), Adrian Grunberg


USA, 2012
Regia: Adrian Grunberg
Cast: Mel Gibson, Kevin Hernandez, Daniel Giménez Cacho, Dolores Heredia, Peter Stormare
Sceneggiatura: Mel Gibson, Stacy Perskie, Adrian Grunberg


Trama (im)modesta – Un ladro senza nome, un gringo (Mel Gibson, straordinario!), fuggendo dalla polizia americana con appresso due milioni di dollari di refurtiva, sconfina in territorio messicano e viene arrestato e mandato nella curiosa prigione di El Pueblito, una cittadella-galera dove corruzione e crimine trionfano sovrani. Dentro questa specie di villaggio-prigione, incontra un bambino (Kevin Hernandez), figlio di un detenuto che viene tenuto segregato nella prigione per via del suo sangue: il bambino è infatti l’unico donatore capace di poter provvedere con un fegato nuovo alla salute di un boss mafioso. Il gringo si ritroverà a dover salvare la vita del ragazzo, a fuggire dalla prigione e a recuperare il suo grasso malloppo.


La mia (im)modesta opinione – Lo confesso: mi ero approcciato a Get the Gringo (tradotto in italiano con un imbarazzantissimo Viaggio in Paradiso) con i peggiori pregiudizi. Lo immaginavo un film fracassone, chiassoso e grossolano condito alla buona con scene d’azione per tenere il palato grosso del pubblico impegnato nella digestione di una sceneggiatura manchevole. Mai più clamorosamente mi sono sbagliato. Okay, forse Get the Gringo non è un film che andrà a finire negli annali della storia del cinema (i miei annali, almeno!) ma è uno dei divertissements più gustosi in cui mi sia capitato di imbattermi. Non solo una sceneggiatura originale e scoppiettante, ma anche un cast e una regia di bravura vertiginosa.


Almeno ogni cinefilo che vedrà questo film noterà che appena un tocco di patina da filmino indie e un pizzico di raffinatezze stramboidi avrebbero fatto diventare Get the Gringo uno di quei deliri tarantiniani che sarebbe meglio segnarsi. Ma mentre il nostro Quentin fa il giocherellone con i cowboy pulp di Django Unchained (il cui trailer sembra più incoraggiante del previsto), è Adrian Grunberg, fedelissimo aiuto-regista di Gibson, a esordire alla regia di questo infuocatissimo film. Grunberg è un regista abile, un Robert Rodriguez, con una simile sceneggiatura, avrebbe forse cucinato un piatto più stuzzicante, ma il film resta sempre e comunque over the top. Si nota, come influsso della regia di Gibson, l’estrema audacia nella grafica e la precisione realistica che quasi sconfina dell’espressionismo visivo.


Ma non è solo una regia intensa e robusta a reggere il film. Tutta la buona capacità del regista si somma all’ironia sorniona e sagace del gringo di Gibson, un personaggio meraviglioso, un ladro fanfarone buono a nulla e capace di tutto, astutissimo, intelligente come pochi e dotato di un senso dello humor da fare impazzire. È anche grazie a un personaggio così ben scritto (e ben recitato!) che il film risulta così tonico, scattante e agile nella narrazione di una storia che non è esattamente l’epitome della chiarezza: una congegnosa vicenda di boss mafiosi e polizia corrotta che si mescolano e rimescolano nel dividersi questo o quel bottino. Non che non ci siamo abituati: è proprio così che funziona la nostra politica e il nostro mondo dello spettacolo. Vedere questo film è come vedere curiosamente tutto dall’interno, anche se tutto ha ovviamente lo sfondo della crime story tarantiniana.


Plauso va anche ai meravigliosi attori. Da un Mel Gibson che più perfetto di così proprio non si può (si vede che la parte se l’è scritta da solo pensando a sé stesso nel ruolo principale) semplicemente non sbaglia un passo, interpreta senza nemmeno una sbavatura. Altra lode al giovane Kevin Hernandez: è fantastico in ogni sua mossa e gestisce alla perfezione tutti i registri della recitazione, passa dalla spacconaggine del bulletto del barrio alla tenerezza del bimbo sperduto in un posto troppo grande per lui. La parte del ragazzo senza nome è anche un ruolo coraggioso: non molti fra gli impettiti bimbi-attori di Hollywood avrebbero accettato di fumare, sputare come un marinaio, farsi picchiare, pugnalarsi e via dicendo. L’affiatamento del cast è anche totale e da al film quel senso di unità e compattezza che mai potrebbe mancare in una pellicola riuscita.


Ultimo omaggio alla prigione El Pueblito, un girone dantesco che incontra la mexploitation più scatenata, una cittadella del peccato per detenuti dove si vive da animali ma si è ricreata una società sudiciona e godereccia dove si fa la fila per farsi le pere d’eroina o ci si accoppia furiosamente in tende affittate durante i giorni di visita. Un microcosmo grottesco e selvaggio partorito da un’immaginazione senz’altro fervida e brillante. Insomma, Get the Gringo è uno di quei film in sala che vale (una volta tanto) la pena guardare: per una volta pagare l’esoso prezzo del biglietto è uno sforzo degno di una buona causa!


Se ti è piaciuto guarda anche... – Potrei qui sbizzarrirmi a snocciolare film su film simili a Get the Gringo, dirò i più importanti. Per cominciare il meraviglioso C’era una volta in Messico (2003) di Robert Rodriguez, continuiamo con l’anfetaminico Shoot ‘em Up (2007) di Michael Davis e il più gustosamente tamarro Nude Nuns with Big Guns (2010) di Joseph Guzman. Non ci si può dimenticare della coloratissima e disperata iniziazione criminale del City of God (2002) di Fernando Meirelles e il più delicato ma non meno impetuoso Drive (2011) di Nicolas Winding Refn.


Scena cult – Oltre alla sparatoria nel carcere, un colpo da maestro del film d’azione, degna di John Woo, la scena che m’ha fatto sbellicare più di tutte è stata quella di Mel Gibson che imita al telefono Clint Eastwood. Meravigliosa!

Canzone cult – Deliziosa colonna sonora popolata esclusivamente da mariachi. Purtroppo la musica mariachi non l’ho mai amata troppo dunque, canzone cult, non pervenuta.

2 commenti:

  1. Sono molto contento che ti sia piaciuto, spero di averti dato l'ispirazione necessaria ad approcciarlo come l'hai descritto! :)

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  2. In effetti è stata proprio la recensione su WhiteRussian a convincermi a vederlo. Prima mi sembrava il classico filmetto idiota ma devo dire che è stata una delle sorprese più piacevoli della primavera/estate di quest'anno!

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