mercoledì 21 agosto 2013

UOMINI DI PAROLA – Stand Up Guys (2012), Fisher Stevens


























USA, 2012
Regia: Fisher Stevens
Cast: Al Pacino, Christopher Walken, Alan Arkin, Mark Margolis, Addison Timlin, Vanessa Ferlito, Lucy Punch
Sceneggiatura: Noah Haidle


Trama (im)modesta – Val, dopo ventotto anni, esce di prigione. Ad accoglierlo, all’uscita, sta l’antico amico e complice di malefatte Doc. I due si apprestano a festeggiare la libertà di Val, ma quest’ultimo non sa che un perfido gangster ha ordinato, pena la vita, al suo amico Doc di ucciderlo entro le dieci del giorno successivo. Rimandando di continuo l’assassinio, Doc segue Val nelle sue peregrinazioni fra bordelli, locali lussuosi e case di risposo. E proprio in una casa di riposo i due recuperano Richard, terzo componente dell’allegra brigata. Così i tre passeranno la nottata fra vendette ai danni di stupratori cocainomani, prostitute esteuropee, farmacie rapinate e problemi di natura medica, mentre le famose dieci del mattino si fanno sempre più prossime.


La mia (im)modesta opinione – Spenderò poche parole su Stand Up Guys, perché il film è di quelli che si commenta da solo. Fa sicuramente piacere vedere tre grandi tirannosauri (diciamo pure due dato che Alan Arkin appare per giusto una decina di minuti) del cinema mondiale riuniti insieme per una divertente commedia criminale sui tempi che furono; e il film concede parecchi momenti divertenti. Purtroppo però c’è come la sensazione, per tutta la pellicola, che una reunion di tre così grandi attori vada alquanto sprecata per colpa di una sceneggiatura che riesce brillante in certi punti, ma insipida in altri.


Mi spiego meglio: vedere i vecchi manigoldi rapinare una farmacia per rubare, oltre al necessario viagra, farmaci per ipertensione e artrite è divertente, quasi quanto è divertente vedere Al Pacino gigioneggiare come se non ci fosse un domani, sniffando pillole polverizzate con una cannuccia. Ma proprio questa gigioneria è tanto gonfiata da rasentare il ridicolo – un ridicolo stancuccio e frusto, con un vago sentore di squallido. La ruffianeria, come al solito, è dietro l’angolo, ma non per questo il film ha lo stesso bieco sapore d’operazione commerciale che ebbe l’atrocissimo Sfida senza regole. Ovviamente il nostro Pacino (sommo attore di culto, ricordiamolo sempre) ha imbroccato un paio di strade sbagliate (vedi Jack e Jill) ma questo in una filmografia sterminata come la sua può essere perdonato, né Stand Up Guys risulta un film orrendo, anzi.


Il problema è che l’autocompiacimento abbonda, forse un po’ troppo. E non certo dagli attori (il mio preferito rimarrà sempre Walken, che però pare il più a disagio di tutti) che anzi forniscono delle macchiette fantastiche, specialmente la spettacolare maitresse Wendy, interpretata da una Lucy Punch frizzantissima; il vero problema è dello script, divertente ma, alla fin fine, poco intelligente, troppo indulgente con se stesso, troppo frivolo e passeggero. Errore perdonabile a uno sceneggiatore esordiente come Noah Haidle che rimescola temi e situazioni tipici degli exploitaition movie anni ’70, inclusa una sottotrama da rape-and-revenge che vede protagonista la ninfa tarantiniana Vanessa Ferlito, protagonista di una mirabile lap dance in Death Proof.


Il sapore della pellicola, in definitiva, è quello di un prodotto divertente ma puramente consumistico, che mira più a far presa sul gran pubblico con espedienti triti piuttosto che costruire da solo il proprio mito. Ma né il film andrebbe preso troppo sul serio né questa ruffianeria porta sempre a esiti insopportabili. Licenziamo, dunque, Stand Up Guys con un sorriso e una pacca sulla spalla, ringraziandolo per l’ora e mezza di divertimento leggero ma totalmente godibile che ci ha offerto, nonostante non sia riuscito ad appagare i palati di chi di cinema ne ha visto anche un poco di più dello spettatore medio.


Se ti è piaciuto guarda anche... – La somma commedia criminale è, per me, il The Ladykillers (2004) di Joel e Ethan Coen insieme al divertentissimo Ocean’s Eleven (2001) di Steven Soderbergh e all’accoppiata Lock & Stock – Pazzi scatenati (1998) e Snatch (2000) di Guy Ritchie. Brillanti ma imperfetti sono poi In Bruges (2008) e 7 Psicopatici (2012) di Martin McDonagh insieme al sempre divertente Get Shorty (1995) di Barry Sonnenfeld.


Scena cult – Al Pacino che sniffa pillole al bar, Alan Arkin al bordello, la sparatoria nel negozio di vestiti.

Canzone cult – In una colonna sonora non meno ruffiana del film stesso, troviamo la Not Running Anymore firmata per il film dai Jon Bon Jovi e la finale Bright Lights di Gary Clark Jr.

8 commenti:

  1. Ce l'ho lì da vedere da un po', spero di averne presto l'occasione perché mi attira!

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    1. Diciamo che puoi permetterti d'attendere. E' una visione godibilissima ma alquanto scialla.

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  2. Io l'ho trovato divertente proprio per il suo giusto gigioneggiamento.
    Per me, promosso.

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    1. Per promuoverlo a pieni voti avrei dovuto riscontrare alti tassi di genialità. Ci siamo quasi arrivati, quasi.

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  3. sarà che mi aspettavo una schifezzona da casa di riposo fordiana ahah, ma a sorpresa mi ha intrattenuto parecchio :)

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    1. Anche a me, ma la faccia di Walken urlava "Che cosa ci faccio qui, alla mia età?"

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  4. me lo sono persa, ma dalla mia posso dire che è stato nelle sale talmente poco che avrei dovuto fare i salti mortali, suvvia!

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    1. Perché pagare il prezzo del biglietto quando si può piratare, suvvia? Ahah

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